Alla fine di dicembre è stata introdotta la legge di bilancio 2023. All’interno di questa è contenuta l’articolo 1 con i commi 148-150 che stabiliscono l’introduzione di un presidio preventivo sull’operatività e attribuzione delle partite IVA. Per capire meglio di cosa si tratta dai un’occhiata al paragrafo successivo-
Cosa significa l’introduzione del presidio preventivo?
In buona sostanza la norma prevede che l’Agenzia delle Entrate all’atto di rilascio delle nuove partite IVA faccia delle analisi di rischio. I controlli potranno riguardare anche situazioni in essere, cioè già titolari di partita IVA. Lo scopo è quello di individuare per tempo le situazioni di criticità, come ripetute violazioni fiscali e mancato versamento delle imposte. Per tradurre, i soggetti titolari di partita iva considerati a rischio saranno invitati a comparire di persona per mostrare la documentazione richiesta per verificare l’effettivo andamento dell’esercizio. Nel caso in cui l’indagine dia un esito negativo, la partita IVA verrà chiusa d’ufficio e sarà comminata anche una sanzione pari a 3000 euro.
Ma che cosa farà il soggetto che avrà ricevuto il parere negativo? In questo caso, se vorrà aprire una nuova posizione, dovrà dotarsi di una polizza fidejussoria o di fidejussione bancaria della durata di tre anni a partire dalla data del rilascio. L’importo dovrà essere non inferiore a 50000 euro. Inoltre, come si legge su Fiscal Focus: “in caso di eventuali violazioni fiscali commesse antecedentemente all’emanazione del provvedimento di cessazione, non ancora versate, l’importo della fideiussione deve essere pari alle somme, se superiori a 50.000 euro dovute a seguito di dette violazioni fiscali”.